suor Teresina

Suore elisabettine

Ida Pretto






Nata a Tencarola di Selvazzano Dentro (Padova) il 28 settembre 1922, era entrata nella famiglia elisabettina nel 1942 ed aveva fatto la professione nel 1945.

Dotata di sensibilità verso le persone ammalate, visse la missione elisabettina accanto al malato, in Italia e in Egitto. Si formò e operò come caposala nell’ospedale civile di Padova, in quello di Asolo (Treviso) e di Pordenone; fu a Padova nella casa di cura “Villa Frida” e, per dieci anni, nella clinica oculistica di Napoli.

Nel 1969 si realizzò finalmente il suo sogno di partire per la missione di Egitto. Fu sempre in Alto Egitto dove la temperatura rende difficile l’adattamento, ma suor Teresina non aveva paura: infermiera instancabile nei dispensari delle varie comunità in cui fu inserita, agli ammalati insieme alle cure mediche offriva la parola del vangelo e il suo sorriso: fu a Armant El Heit per dieci anni, a Neqada per sette anni, a Gehena (Soag) per tre anni, a Tawirat per otto anni, poi ancora a Gehena per cinque anni fino alla chiusura della comunità, avvenuta nel 2002. In queste comunità fu anche superiora. Ultima sua tappa missionaria: Tawirat, per cinque anni.

Nel 2007 seri problemi di salute la riportarono, suo malgrado, in Italia e fu inserita nella comunità “Santa Elisabetta” in Casa Madre, mantenendo il filo diretto con la missione attraverso la preghiera.

La missione a servizio di chi soffriva nel corpo e nello spirito fu la passione durante tutta la sua vita (fin da piccola sognava la missione in Africa), mettendo a servizio tutte le sue energie e incoraggiando le sorelle a fare altrettanto. Tenace, nonostante la sua fragile salute, intraprendente, creativa nel trovare modalità nuove per far conoscere Elisabetta Vendramini e soprattutto per imitarne le virtù, visse con entusiasmo la vocazione elisabettina. Negli anni vissuti in Casa Madre fu per tutte le consorelle esempio di carità, umiltà e gioia di servire quanto le sue forze glielo consentivano.

Nel 2020 fu necessario il trasferimento nell’infermeria “Beata Elisabetta” a Taggì di Sotto (Padova), trasferimento vissuto nello spirito di obbedienza che l’aveva sempre accompagnata. Anche a Taggì continuò a essere “missionaria” tra le sorelle ammalate con la preghiera e la disponibilità ad accogliere ogni giorno la volontà del Signore, affidandosi a lui, in attesa dell’incontro finale, incontro avvenuto in un giorno significativo per la Chiesa e per la famiglia elisabettina: domenica dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme dove offrirà se stesso, e giorno in cui ricordiamo con affetto anche la morte di madre Elisabetta e di Giovanni Paolo II. Sicuramente madre Elisabetta l’avrà accolta con gioia. Noi l’accompagniamo con la preghiera di suffragio, vicine con affetto alla nipote suor Marisa Tognazzo.

Siamo grate a quanti l’hanno accompagnata in questa fase della sua vita, certe che dal cielo otterrà per loro benedizione e sostegno.




 

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